Nel corso del 2021, abbiamo condotto insieme ad Ipsos una ricerca con l’obiettivo di indagare il nuovo modo di vivere dei giovani italiani, francesi e spagnoli ai quali abbiamo chiesto “Come la pandemia ha impattato sul concetto di “casa” e qual è il futuro delle soluzioni abitative per la generazione che nasce e vive con il concetto di sharing economy?”

Ad inizio 2022 oltre un milione di giovani in più vivranno fuori casa

Prima dello scoppio della pandemia, il 64% dei giovani italiani viveva nella propria residenza d’origine. Questa percentuale è salita di due punti (66%) durante l’emergenza sanitaria.

Quali erano le previsioni per inizio 2022? Solo il 36% dei giovani aveva intenzione di vivere nella residenza di origine, mentre il 42% prevedeva di abitare fuori casa e il 22% non era ancora sicuro del suo futuro.

Questi numeri, trasformati in termini assoluti, avrebbero portato ad aumento di 500.000 giovani in cerca di soluzioni abitative, senza considerare il restante.

L’impatto della pandemia

L’impatto della pandemia è stato evidente soprattutto tra chi viveva fuorisede:

  • il 43% di loro è tornato a vivere con la propria famiglia d’origine quando è scoppiata l’emergenza sanitaria, soprattutto per motivazioni affettive, emotive e pragmatiche: la maggior parte dei giovani intervistata ha dichiarato di essere tornato a casa per stare meglio (75%), per poter stare più vicino alla propria famiglia (74%) e per risparmiare (70%).
  • il 35% delle persone intervistate è però rimasto nella propria abitazione durante il lockdown soprattutto per il desiderio di restare a casa propria (48%), per la necessità di portare avanti attività di studio e lavoro (35%) e per paura di contagiare la famiglia (15%).

La situazione è già cambiata: tra coloro che sono tornati a vivere con la propria famiglia durante la pandemia, 8 su 10 sono tornati dove vivevano prima dell’emergenza oppure stanno pianificando di cambiare casa nel prossimo futuro. In particolare, questo dato è il più alto tra gli altri paesi interessati dalla ricerca: in Francia e Spagna rispettivamente solo il 65% e il 71% dei giovani ha in programma di spostarsi o l’ha già fatto.

Ragazzo che entra in casa
L’impatto della pandemia tra i fuorisede

Piani per il futuro

Molti dei ragazzi intervistati, inoltre, avevano dei piani ben precisi prima dello scoppio della pandemia:

  • andare a vivere da soli
  • andare a vivere con il proprio partner o in una casa condivisa
  • cambiare casa o città.

E’ sorprendente come, nonostante la crisi sanitaria ed economica, in media 3 giovani su 10 sono riusciti a realizzare il proprio obiettivo già nel corso del 2020 o 2021. Fra le varie attività in programma, quella di andare a vivere con altre persone in coliving ha registrato la percentuale più alta di realizzazione.

Tanti anche i giovani che avevano in programma di attuare il proprio piano (prevalentemente cambiare casa, città/paese o vivere con il partner) entro i primi tre mesi del 2022: in media 5 giovani su 10 non hanno abbandonato i loro obiettivi mentre solo circa il 17% si è trovato costretto a farlo. Da notare che il campione italiano ha avuto il minor tasso di abbandono dei progetti rispetto ai francesi (20%) e agli spagnoli (addirittura 27%).

Fra dinamismo e stabilità

Che gli italiani siano meno “bamboccioni” è emerso anche dal desiderio di uscire di casa e di essere indipendenti. Infatti, 6 intervistati su 10 dichiara di aver voglia di libertà e dinamismo:

  • il 43% vuole viaggiare in altre città o paesi per collezionare esperienze di studio o lavoro sottolineando la necessità di avere un posto dove sentirsi a casa.
  • il 16% afferma di voler essere libero di muoversi a seconda delle opportunità.
  • il 41% desidera la stabilità del posto di lavoro e dell’abitazione.

Pragmatismo vs dinamismo
Se da una parte, quasi 8 intervistati su 10 dichiarano di aver bisogno di un lavoro fisso e un luogo stabile dove vivere benché siano consapevoli delle difficoltà legate all’acquisto della casa per la loro generazione, dall’altra rileviamo lo stesso numero per chi intende collezionare sempre più esperienze attraverso il proprio percorso personale e professionale, anche cambiando città o paese.
Sembra, infatti, che i giovani italiani vogliano investire su se stessi, riconoscendo i punti di forza della propria generazione: 7 su 10 vedono nella sharing economy e nella flessibilità di luoghi di vita e di lavoro un’opzione valida per perseguire i propri obiettivi, nel contesto di una generale consapevolezza della apertura e disponibilità alla condivisione.

Risultati dell'indagine realizzata con Ipsos
Risultati della ricerca realizzata a luglio 2021 su 3.000 giovani italiani, francesi e spagnoli tra i 18 e i 34 anni.

Valerio Fonseca, il nostro CEO, dichiara: “La ricerca realizzata in collaborazione con Ipsos fa emergere aspetti interessanti delle abitudini e dei desideri abitativi dei giovani italiani. Senza dubbio ci troviamo di fronte a uno scenario complesso, in cui i nostri ragazzi sono sì molto legati alla propria famiglia ma hanno anche sogni, progetti e piani di vita che li vedono proiettati fuori da casa. Se applichiamo i risultati della ricerca ai dati Istat – possiamo affermare che saranno almeno mezzo milione in più i giovani in cerca di nuove soluzioni abitative nei prossimi 6 mesi. Il dato non considera il 22% di indecisi che potrebbe incrementare ulteriormente la domanda. Personalmente vedo in questi dati un grande movimento sociale che potrebbe avere un impatto rilevante sul mercato immobiliare e di contributo ad un nuovo sviluppo economico”.

Nota Metodologica

L’indagine “Understanding housing decisions and intention of young Italians, French and Spaniards”, commissionata da DoveVivo a Ipsos, aveva il principale obiettivo di indagare le opinioni dei giovani italiani, spagnoli e francesi riguardo al co-living e al loro complessivo rapporto con la propria casa, considerando anche l’impatto della pandemia sulle scelte abitative.

L’indagine è stata realizzata dal 6 al 13 luglio 2021 e conta 1.000 individui tra i 18 e i 34 anni per ognuno dei paesi coinvolti (Italia, Francia e Spagna). I campioni sono casuali e stratificati, rappresentativi dell’universo di riferimento per area geografica, genere, fascia di età, titolo di studio e principale attività. Le interviste sono state condotte con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview).